La città di Carrara
Il territorio del comune di Carrara si estende
per 71,27 kmq in una zona essenzialmente montagnosa, sul versante tirrenico
della alpi Apuane. Sorta come confederazione di libere comunita', nel 1938
Confluì con i comuni di Massa e di Montignoso nel nuovo comune di Apuania Il
I Marzo del 1946 fu ricostituita in comune autonomo . Fin dall' antichita'
il luogo sul quale sorse Carrara era celebre per la produzione dei marmi, e
il suo stesso nome si ritiene abbia origine dalla radice ligure - apuana che
significa appunto "pietra". Con l'inizio
dell'escavazione marmifera, databile almeno al I secolo d.C., |
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alcune potenti famiglie della vicina Luni,
insieme ad altre del patriziato romano, vi fondarono vari villaggi, primi
nuclei della futura città. La caduta dell'impero romano e i primi secoli del
Medioevo provocarono però l'abbandono delle cave e con esso una profonda
trasformazione nella piccola società che vi si era insediata, che assunse
connotati essenzialmente agricoli. La prima menzione documentaria del
capoluogo è del 963, quando l'imperatore Ottone I concesse al vescovo di
Luni "la curtis de Carraria," ovvero l'insieme costituito dai piccoli centri
di Torrecchia, Quarto, Lutignano, Vezzala, Torano, Potrignano, Bergiola e
altri. Nei tre secoli seguenti, mentre riprende il lavoro nelle cave, si
assiste al progressivo affermarsi delle istituzioni comunali, il cui
sviluppo cerca invano di frenare il vescovo di Luni. Nel 1235 viene
compilato il primo statuto del comune; nel 1261 la curia, nell'estremo
tentativo di ricondurre all'obbedienza i propri sudditi, colpisce con la
scomunica gli uomini di Carrara senza però ottenere alcun risultato
concreto. Nel 1313 Arrigo VII assegna Carrara, che è ancora un piccolo
centro, alla repubblica di Pisa. Ha così inizio un nuovo periodo,
caratterizzato da una grande instabilità politica, conseguenza degli
appetiti suscitati dalla ricchezza del luogo e dalla sua posizione
geografica intermedia: dopo il dominio pisano, che per quanto breve
contribuì in maniera definitiva alla crescita dell'attività estrattiva, fu
la volta della signoria di Castruccio Castracani (1322), poi degli Spinola
di Genova (1329), dei Rossi di Parma (1330), degli Scaligeri (1335), dei
Visconti di Milano (1343), di Spinetta Malaspina. Quest'ultimo la contese
per qualche anno con successo ai signori milanesi, prima che essi ne
ritornassero in possesso e la governassero fino al 1404, quando venne
acquistata per 15.000 fiorini da Paolo Guinigi, signore di Lucca. Dopo
alterne vicende, nel 1442 finalmente ritornò ai Malaspina e la storia
carrarese divenne da allora comune con quella di Massa, essendo il
territorio un unico dominio della famiglia marchionale. Nell'epoca moderna,
estintasi la dinastia malaspiniana, il territorio passò ai Cybo-Malaspina
fino al 1741, quando fu unito al ducato di Modena. Assegnata nel 1790 a
Maria Beatrice d'Austria - Este, Carrara restò - con l'intervallo della
repubblica cisalpina e di Elisa Baciocchi (1796-1815) - agli Estensi fino al
1859. Dopo l'annessione al regno d'Italia la storia di Carrara è ricca di
episodi di lotta sociale. Già il patriottismo risorgimentale vi aveva
assunto coloriture classiste; tra i cavatori si erano andati formando forti
e battaglieri gruppi repubblicani, socialisti e, soprattutto, anarchici e
nel 1889 l'amministrazione comunale era stata conquistata da un blocco
democratico - socialista. Nel 1894 i moti popolari suscitati dagli operai
del marmo scoppiarono per richieste di aumenti salariali, ma anche per
rivendicare la proprietà delle cave ai lavoratori. Nel 1902 i cavatori di
Carrara strapparono il miglior contratto di lavoro del tempo in Italia. In
questo ambiente l'avvento del fascismo fu occasione di scontri laceranti e
spesso sanguinosi. Così come era stata centro di opposizione clandestina
durante il ventennio, nella lotta di liberazione Carrara si batté
fieramente, pagando un alto contributo di sangue: ultimo episodio di una
lunga serie fu l'insurrezione che costrinse i tedeschi ad abbandonare la
città (8-16 aprile 1945). Tra i carraresi illustri devono essere ricordati
lo scultore Pietro Tacca (1577-1640), l'uomo politico risorgimentale
Pellegrino Rossi (1787-1848), lo storico - geografo Emanuele Repetti
(1776-1852). Sull'importanza che per Carrara hanno da sempre avuto le cave
di marmo e l'industria ad esse connessa è superfluo dilungarsi ancora, se
non per ricordare che fin dal Trecento i suoi marmi furono i più celebri e i
più ricercati d'Europa. Tale tradizione si è mantenuta e oggi la città è il
principale centro mondiale per la lavorazione e il commercio del marmo,
attività che si fondano non soltanto sull'estrazione nelle cave locali ma
anche sull'importazione di notevoli quantità provenienti dall'estero:
secondo recenti calcoli, infatti, al porto di Marina di Carrara approdano
ogni anno un quarto delle importazioni mondiali di granito e il 10% di
quelle di marmo (almeno la metà delle quali rimane nell'area). Se di gran
lunga rilevante e qualificante è questa attività rispetto a tutte le altre,
va comunque ricordato che altre industrie importanti sono presenti nel
carrarese nei settori metalmeccanico, della cantieristica (specializzata
nell'allestimento di navi porta - container), alimentare, delle costruzioni,
del mobilio e delle confezioni. A fronte dell'inconsistenza del settore
agricolo - zootecnico, spicca la posizione di preminenza del terziario, che
assorbe più del 60% della popolazione attiva, alimentato dal dinamismo del
grande comparto lapideo ma anche dal flusso turistico calamitato dalle
spiagge del litorale. Nel 1991 sono registrati nel territorio del comune
67.197 abitanti, con una densità di 943 unità per kmq. Passata da 11.012
unità nel 1830 a 30.094 nel 1881, la popolazione di Carrara si è evoluta
positivamente anche nel corso del secolo successivo con i valori di 55.794
abitanti nel 1936, 62.287 nel 1951, 64.901 nel 1961, 67.758 nel 1971 e
68.702 nel 1981.
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