La città di Pontremoli
Pontremoli
: C ircondato dalle montagne, il territorio comunale si estende per 182,68
kmq, per gran parte in collina, in Val di Magra, alla confluenza del
torrente Verde e lungo la strada della Cisa. Comunità autonoma dal 1777, con
le riforme leopoldine, ha ottenuto il titolo di città l'anno seguente. Nd
1957 i è stata aggregata la frazione di Arzelato, proveniente da Zeri. Posta
sotto la giurisdizione del marchesato di Toscana. Pontremoli è ricordata per
la prima volta in un documento del 990. Nei secoli XII e
XIII ebbe proprie istituzioni comunali, ma a partire dalla fine del
Duecento, indebolita all'interno dalle lotte fra |
|
guelfi e
ghibellini e insidiata dagli stati vicini a causa della sua posizione nell'unica gola di
facile accesso in Lunigiana, fu soggetta al dominio di numerosi signori
italiani e stranieri. Conquistata dai Malaspina nel 1319 e dagli
Antelminelli nel 1322, nel 1331, fu venduta da Giovanni di Boemia a Mastino
della Scale, signore di Verona, a cui fu sottratta nel 1339 dai Visconti di
Milano. Questi dovettero a loro volta cederla nel 1404 ai Fieschi di Genova,
ma ne rientrarono in possesso nel 1433 con la pace di Ferrara. Dal 1450 al
1500 dipese dagli Sforza, divenuti duchi di Milano, mentre alla loro
sconfitta nella guerra con la Francia passò a questa fino al 1522. Nel 1526
si sottomise a Carlo v per cui fu governata prima attraverso i Fieschi, poi
direttamente dalla Spagna fino al 1647, quando fu venduta alla republica di
Genova. Revocato l'atto di vendita da Filippo IV tre anni dopo, entrò a far
parte del granducato di Toscana al quale rimase, tranne il periodo della
dominazione francese, fino all'unità d'Italia. In passato l'economia di
questa "città molto lunga [...], fra le montagne, ed al piede d'esse" - come
la definì Michel de Montaigne - si basava principalmente sullo sfruttamento
dei boschi di castagni e sull'agricoltura, che offriva segale, grano e orzo
in collina, fave, fagioli e viti in pianura. Nell'Ottocento le manifatture
consistevano in mulini e frantoi, una fabbrica di munizioni, due cartiere,
qualche tintoria, fornaci per mattoni; un'attività caratteristica era il
commercio dei libri: a partire almeno dall'inizio d& secolo i librai editori
pontremolesi portarono la loro speciale merce sulle piazze italiane ed
estere, rappresentando un prezioso veicolo per la diffusione della cultura.
Oggi l'agricoltura (produzione di foraggi, uva, olive) e la zootecnia (di un
certo rilievo nel settore ovino) assorbono poco più del 6% della popolazione
attiva, mentre circa un quinto di essa trova un'occupazione nelle attività
manifatturiere, e segnatamente nei settori di materiali da costruzione
(cementi e laterizi), metalmeccanico e alimentare. Ma il compatto trainante
dell'economia locale è ormai il terziario, sostenuto da una buona rete di
distribuzione all'ingrosso, da una forte occupazione nel settore pubblico,
dal turismo che affluisce verso il centro storico e le vallate di castagni,
faggi e betulle che lo circondano. Al rilevamento del 1991 Pontremoli conta
8.639 residenti, con una densità pari a 47 abitanti per kmq. La popolazione
del comune, che nel 1745 era di 8.263 abitanti e nel 1830 di 8.958, ha avuto
un notevole incremento nell'Ottocento e nella prima metà del nostro secolo,
arrivando a 12.601 unità nel 1881, a 14.280 nel 1936 e a 14.455 nel 1951.
Nei decenni più recenti si è registrata, invece, una flessione e il numero
degli abitanti è sceso a 12.603 nel 1961, a 10.664 nel 1971 e a 10.106 nel
1981 |
|