Frazione di

Forno è una frazione di massa-carrara che si erge su un pendio delle alpi apuane. I suoi abitanti erano all'inizio prevalentemente cavatori, pastori,artigiani (soprattutto di cappelli di feltro), e filatori. Si nutrivano prevalentemente del latte dato dai loro animali (soprattutto caprini), e dei frutti dei castagni che vi si trovavano nelle montagne da cui ricavavano pane, farina, castagne, e che usavano anche per fare "pappine" ai loro figli. Le stesse case agli inizi erano per lo più fatte di sassi cosi come gli "orti" venivano circondati da sassi senza cemento sui ripidi versanti; questo per far si che l'acqua passasse lungo i sassi e non provocasse col tempo frane. In caso di frane in oltre gli abitanti di forno a mano rimediavano.

 

Oggi



Nella zona di Forno importanti sono le acque sorgive del Fiume Frigido, le miniere del ferro con il quale vennero addobbate molte case del territorio (fra le quali le cancellate del Palazzo Ducale) e la produzione di cappelli in feltro.
Si estrae ancora il marmo e si sfruttano i castagneti; si svolgono inoltre attività turistiche all'interno del Parco delle Apuane, oltre all’ imbottigliamento di acque e al termalismo.
I Monumenti


I Monumenti più importanti: Filanda di Forno, Chiesa della SS. Annunziata ad Antona, vecchi mulini e ponte alto medievale detto “della Tavella” a Canevara, antica casa dei Malaspina e ponte medievale “dell’ Indugio” a Forno, e la storica via Vandelli, che si dipana poco prima dell’abitato di Resceto, la quale collega ancora la zona apuana con Modena.

Potete inoltre trovare due musei: quello della Filanda di Forno e il Parco delle Apuane.
Le Chiese
S. Anna e S. Pietro a Forno
Specialità Gastronomiche del Borgo


Formaggi e Latte di Capra, Polenta e Capra, Miele, Funghi, Castagnaccio, Frittelle di Neccio detti anche Bollenti, Ciorchiello, Acque Minerali delle Alpi Apuane.

 

La Famosa

Nei pressi della sorgente del fiume Frigido, in località Forno, fu annunciata, nel 1889, la prossima apertura di un imponente stabilimento, destinato alla lavorazione del cotone, che avrebbe sfruttato l'abbondante e continuo approvvigionamento d'acqua necessario per le varie fasi di lavorazione. Pochi anni prima, nel 1881, era, infatti, stata rilasciata ai proprietari del cotonificio la concessione per la realizzazione del canale scaricatore (di circa 550 metri di lunghezza) della turbina per la derivazione dell'acqua dalla sorgente. La turbina era collocata in fondo a un pozzo in modo da poter utilizzare una maggiore potenza delle acque, che in quel punto compivano un salto di circa 64 metri. Nel 1893 la Società del Cotonificio Italiano al Forno era dotata di tre caldaie a vapore, di un motore di 500 cavalli di potenza e di un motore idraulico di 750 cavalli.
Lo stabilimento, realizzato su progetto dell'ingegner Frimi, era costituito dagli edifici del cotonificio e del magazzino, da un corpo di fabbrica per gli uffici, l'officina e la casa del direttore, e da un complesso di abitazioni per i dipendenti. Il cotonificio, costruito in muratura portante con solai in ferro e laterizio, era tripartito da colonne in ghisa; questa suddivisione era visibile anche all'esterno poiché i corpi laterali erano rialzati. La differente definizione architettonica dei vari piani denunciava, inoltre, la loro diversa destinazione d'uso: nei seminterrati avveniva il lavaggio e la battitura del cotone, nei locali del primo e secondo piano vi erano i telai Brother, di fabbricazione inglese, e nell'ultimo piano le attrezzature per lavorazioni particolari. La lavorazione del cotone seguiva un procedimento diviso in sei fasi (bagnatura, battitura, stiratura, cardatura, banchi intermedi e filatura).


Il cotonificio, colpito dalla crisi economica e industriale della fine degli anni Trenta del Novecento e penalizzato dalla chiusura della tramvia a vapore, diminuì progressivamente la produzione sino a cessarla all'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Trasformato in magazzino della Marina Militare, il complesso fu depredato e danneggiato dall'esercito tedesco. Un recente progetto di restauro prevede il recupero del complesso, in particolare dell'edificio della filanda e dei reperti di macchinari e condutture idrauliche ancora oggi conservati.
 

Stemma Forno:

 

Randam foto

 

Bandiera Borgo Forno