La città di Massa
Il territorio
del Comune di Massa si estende per 94,13 kmq in zona prevalentemente
montagnosa, tra le Alpi Apuane e il mare. Sorta come centro signorile, Massa
ha Subito nel corso dei secoli numerose modificazioni del proprio assetto
territoriale, fino all'ultima del 1938, quando il comune, insieme a quelli
di Carrara e Montignoso, venne abolito per formare la nuova unità
amministrativa di Apuania. Il comune è stato infine ricostituito n 10 marzo
1946. Il territorio
massese, come hanno dimostrato alcuni ritrovamenti archeologici, era già
abitato nell'età del bronzo, e per secoli vi si sviluppò una civiltà
originale che finì poi per
|
|
scontrarsi e per soccombere di fronte
all'espansionismo romano. Massa è ricordata per la prima volta in un
documento dell'882 d.C., mentre da un altro documento, del 963, si apprende
che il piccolo borgo è concesso per la quarta parte da Ottone I al vescovo
di Luni. Nel secolo XI, dopo lunghe dispute tra i vescovi di Luni, quelli di
Lucca e vari signori laici, Massa diviene stabile dominio degli Obertenghi.
Questi edificano il primo nucleo fortificato (Massa vecchia) e vi tengono
signoria per quasi due secoli, facendosi affiancare nel governo da collegi
di "bonì homines curìales". Esauritasi la dinastia, l'imperatore Federico II
l'assegnò nel 1248 ai lucchesi. È l'inizio per Massa di un lungo periodo di
travagliatissime vicende politiche: con la vittoria dei ghibellini Pisa la
strappa a Lucca (1260), ma dopo sei anni è di nuovo costretta a cedergliela,
e questa la governa fino al 1310 per tramite dei Cattani di Vallecchia. Si
susseguono poi al potere Uguccione della Faggiola, Castruccio Castracani, il
genovese Gherardino Spinola che l'acquista nel 1329, lo scaligero Mastino
della Scala (1336), poi Luchino Visconti (1342), quindi i pisani quali
vicari dell'imperatore Carlo IV. Dopo altre complesse vicende, che
testimoniano l'importanza strategica ed economica annessa dai potenti del
tempo alla comunità, il popolo massese, ritornato libero dalle interessate
protezioni lucchesi e fiorentine (le ultime in ordine di tempo), riconosce
come propri signori i marchesi Malaspina di Fosdinovo (1442). Sotto questa
dinastia locale Massa si sviluppa e accresce la propria giurisdizione fino a
divenire il centro di un piccolo dominio la cui indipendenza era in fondo
riconosciuta come un elemento di equilibrio dai più potenti stati italiani.
Nel 1553, estintasi la dinastia dei Malaspina con l'intrepida e crudele
Ricciarda, il marchesato passa al figlio Alberico Cybo - Malaspina che,
grazie anche alla positiva congiuntura del settore marmifero (i cui prodotti
sono ormai richiesti in tutta Europa), vi regna per settant'anni,
contribuendo ad assicurare alla città e al territorio un periodo di
prosperità. Nel corso del XVII secolo il benessere e il progresso civile di
Massa subiscono però una battuta d'arresto e i successori di Alberico sono
via via costretti a ridimensionare il loro tenore di vita e quello dei loro
sudditi. Nel 1741 il matrimonio di Maria Teresa Cybo con Ercole III d'Este,
duca di Modena, segna di fatto la fine dell'indipendenza del dominio.
Assegnata nel 1790 a Maria Beatrice d'Austria - Este, Massa fu occupata dai
francesi e nel 1806venne aggregata al principato di Lucca come feudo di
Elisa Baciocchi. Restituita per decreto del congresso di Vienna agli Estensi
di Modena nel 1815, rimase sotto di essi fino al 1859. Con il regno
d'Italia, Massa diviene capoluogo della provincia e tende ad acquisire,
oltre a una dimensione agricola e di centro amministrativo - burocratico,
anche una fisionomia industriale. Il ristagno delle attività produttive e la
crisi economica hanno inizio con lo scoppio della prima guerra mondiale e
certo, a parte qualche effimera speranza, non si risolvono nei decenni
successivi. Mentre contrasti e lacerazioni sorgono nel tessuto sociale
cittadino con l'avvento del fascismo, il reddito principale, quello
proveniente dall'estrazione del marmo, cala progressivamente fino a toccare
il punto più basso nel 1936, soprattutto per effetto delle sanzioni che di
fatto precludono agli operatori locali gran parte del mercato straniero. A
ciò si cerca di ovviare nel 1938 con l'impianto della Zona industriale
apuana, che mira a sganciare la città e la provincia dall'eccessiva
dipendenza dalle risorse marmifere. Il nuovo conflitto mondiale porta alla
città anni tra i più dolorosi della sua intera storia: gravi distruzioni
colpiscono l'abitato, centinaia di uomini sono trucidati nelle azioni di
rappresaglia nazifasciste. Di fronte a tanta barbarie la popolazione
risponde con fierezza e contribuisce a costituire una rete di formazioni
partigiane tra le più audaci e organizzate d'Italia. La storia della città
nel dopoguerra, pur attraverso alcune contraddizioni e qualche battuta
d'arresto, è caratterizzata da un tenace progresso socio - economico. Tra i
massesi illustri si ricorda lo scultore e architetto Felice Palma
(1583-1625) e il musicista Pier Alessandro Guglielmi (1728-1804). Nel
passato le risorse economiche del comune si fondavano, per quanto riguarda
l'agricoltura, sulla produzione di cereali, di vino, di olio, di agrumi, di
ortaggi; un'altra fonte di reddito era la pesca, sia in mare che nel Frigido
(trote, anguille). Oltre alle cave di marmo erano attive nell'Ottocento
concerie di pelli, cappellifici, tintorie; sviluppata era nelle campagne la
tradizione di tessere in casa tele di lana, di canapa e di cotone, mentre
verso la fine del secolo venne impiantato a Forno un grande cotonificio che
operò fino agli anni trenta del Novecento. Nel quadro dell'economia attuale
di Massa un ruolo fondamentale è svolto dalle attività di estrazione,
trattamento e commercializzazione di marmi, graniti e travertini, come pure
dal variegato insieme delle attività legate al turismo sia balneare (Marina
di Massa) che termale e climatico (San Carlo e tutta la zona montana).
Inoltre, sebbene gli anni ottanta abbiano visto la crisi di alcuni grandi
complessi della zona industriale, si va oggi rafforzando un tessuto di
piccole e medie imprese operanti nei settori della lavorazione dei metalli,
della meccanica di precisione, della trasformazione dei prodotti agricoli e
ittici, del legno. L'agricoltura, il cui peso nella formazione del reddito
risulta ormai trascurabile, presenta comunque una certa specializzazione,
offrendo soprattutto prodotti orticoli, frutta e fiori. Al censimento del
1991 risultano residenti nel territorio di Massa 66.737 abitanti, con una
densità di 709 per kmq. Fin dal secolo scorso la popolazione del comune si è
presentata ai rilevamenti demografici effettuati in crescita costante:
11.239 unità nel 1830, 20.032 nel 1881, 40.585 nel 1936, 50.441 nel 1951,
56.998 nel 1961, 62.922 nel 1971 e 65.687 nel 1981.
|
|